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Sublime delizia

                uNA vISITA AL MuSEO DEL


               TARTuFO NERO DI FRAgNO







        Giancarlo Gonizzi
        Coordinatore dei Musei del Cibo di Parma




        Figlio del fulmine, cibo delle streghe, orga-
        nismo animale o malattia delle piante? Nel
        corso  della  storia,  molte  leggende  hanno
        avvolto il tartufo di mistero. In realtà, si trat-
        ta semplicemente del corpo fruttifero di un
        fungo ipogeo che si sviluppa nel sottosuolo,
        crescendo in terreni con caratteristiche parti-
        colari e vivendo in simbiosi con determinati
        alberi.
        Conosciuto  fin  dall’antichità,  è  documenta-
        to nella Naturalis Historia di Plinio il vecchio
        (I sec. d.C.) e nel De re coquinaria di Apicio.
        Secondo i Romani, sarebbe nato dall’incon-
        tro magico tra la pioggia e i fulmini scagliati
        da  Giove  contro  una  quercia,  da  cui  l’attri-
        buzione di straordinarie proprietà afrodisia-
        che.
        Accantonato nel Medioevo, tornò protagoni-  Il cortile di accesso al museo nel centro storico di Calestano (foto L. Rossi).
        sta durante il Rinascimento sulle mense delle
        Corti italiane, e, nel Settecento, fu finalmente
        studiato e classificato scientificamente.                               Il museo è articolato in sei sezioni espositive.
        Il Museo del Tartufo di Fragno, ospitato nel-                           La prima è dedicata al territorio della Val Ba-
        le antiche e suggestive carceri di Calestano,                           ganza e ai siti di grande rilevanza geologica
        celebra  e  valorizza  questo  prezioso  tubero                         come i “Salti del Diavolo”, i Flysch di Monte
                                                                                Cassio e la Via degli Scalpellini, recentemen-
                                                                                te dotata da una nuova passerella pedonale
                                                                                che scavalca il torrente. Infine, Calestano con
                                                                                il suo bellissimo centro storico di età medie-
                                                                                vale, i portici e le piazzette.
                                                                                La seconda sezione è dedicata alla raccolta
                                                                                del tartufo, riconosciuta nel 2021 come pa-
                                                                                trimonio immateriale dell’umanità dall’Une-
                                                                                sco. Un tempo, i maiali erano impiegati nella
                                                                                cerca  grazie  al  loro  ottimo  fiuto.  Oggi,  per
                                                                                legge, ad aiutare l’uomo deve essere un cane
                                                                                addestrato,  come  il  “Lagotto  di  Romagna”,
                                                                                raffigurato già nel 1456 in un dipinto di An-
                                                                                drea Mantegna. Grazie a un video registrato
                                                                                con  una  piccola  telecamera  posta  sul  capo
                                                                                dell’animale,  sarà  possibile  immedesimarsi
                                                                                nel suo punto di vista, un’esperienza davvero
                                            La visita al Museo è una vera e propria caccia   curiosa e insolita.
                                            al... tartufo (foto L. Rossi).      La terza sezione esplora i vari aspetti botani-
                                                                                ci e scientifici, con una riproduzione gigante
                                                                                di un tartufo e spiegazioni sul suo sviluppo
                                            nero. Tra le sue particolarità, spicca la possi-  e sulla particolare strategia riproduttiva ba-
                                            bilità di vivere una vera e propria caccia al te-  sata  sull’odore.  Questo  fungo,  infatti,  vive
                                            soro immersiva. All’inizio del percorso, verrà   in simbiosi con le piante che lo ospitano e
                                            infatti consegnata una scheda che, compila-  richiama,  attraverso  il  suo  aroma  specifico,
        La cerca del tartufo, gli strumenti (foto L.   ta correttamente, permetterà di guadagnarsi   animali selvatici, topi e insetti che, mangian-
        Rossi).                             un premio finale.                   dolo,  disseminano  le  sue  spore  nel  terreno



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