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Serata di AIS Parma dedicata al re di Valpolicella

                           DOLCE? NO, AMARO.



                                  ANZI AMARONE







        Roberto Baruffini



        Gli esordi sono fumosi e si perdono in leg-
        gendari,  tortuosi  labirinti.  In  realtà  nomi  e
        luoghi  precisi,  varrebbero  questa  volta,  ad
        attestarne un certo grado di realismo, ancor-
        ché  magico.  Ma  tant’è.  Per  alcuni  pare  che
        tale Adelino Lucchese, cantiniere della Can-
        tina sociale di Negrar – siamo in Valpolicella,
        lì a due passi da Verona – scopra di aver di-
        menticato da tempo nel buio dei locali,  una
        botte di Recioto Amaro. Bontà dei paradossi
        linguistici,  quel  vino  definito  “Amaro”  è  in
        realtà  un passito in quei tempi - siamo nel
        1936 -  molto dolce. All’assaggio di quel vino,
        che  da  queste  parti  si  dice “scapà”,  ovvero
        scappato, inesorabilmente andato in malora,
        Adelino,  presente  Gaetano  Dall’Ora  presi-
        dente della Cantina, pare se ne sia uscito  con
        una frase divenuta celebre: “Non è amaro, è
        un amaròn!”. Già: i lieviti avevano completa-
        mente consumato gli zuccheri, e il vino di un
        bel colore brillante era diventato tutt’altro.
        Che sia questo l’esordio o meno, poco impor-
        ta: oggi l’Amarone si è assestato come uno
        dei rossi italiani più apprezzati nel mondo. Le
        uve che ne compongono l’ uvaggio,  Corvina
        e/o Corvinone, Rondinella, Molinara con altri
        piccoli saldi autoctoni, maturano in un area-
        le privilegiato  che contorna Verona, fatto di
        nove vallate  e di tre zone storiche che pro-
        ducono  61  milioni  di  bottiglie,  soprattutto
        Ripasso, Valpolicella e Amarone provenienti
        da un totale di 8.600 ettari vitati.
        Terreni di varia, generosa tipologia, dai calca-
        ri del Rosso Verona a quelli del Biancone, dal-
        le vulcaniti basaltiche alla scaglia rossa, dai
        terreni alluvionali e coltri dendritiche ai cal-
        cari a Nummuliti che donano ai vini raffinate,
        sottili variabili; e un clima nel quale la prossi-
        mità col lago di Garda  favorisce estati calde
        ma ventilate, ed inverni temperati generano
        nel  complesso  un  microclima  ampiamente
        favorevole ad un vino di altissima qualità.
        Le uve si dirà, sono le stesse del Valpolicella,
        ma è noto che ciò che produce Amarone è
        quell’appassimento  –  dai  sessanta  ai    cen-
        to giorni, talvolta oltre – che oltre a donare
        peculiarità  uniche  al  mondo,  è  in  grado  di   abbassare il residuo zuccherino, talvolta lie-  nese doc, presidente di AIS Veneto e vicepre-
        esaltare la grazia di una rotondità vellutata di   vemente esuberante.  sidente nazionale AIS, profondo conoscitore
        rara e fine eleganza. In questi ultimi anni poi   A questo vino unico, AIS Parma ha dedicato   di quel territorio e di quei vini, Aldegheri ha
        la produzione di grandi e piccoli vignaioli, si   una serata di felice approfondimento, chia-  preso  per  mano  il  folto  pubblico,  offrendo
        è orientata verso la ricerca di  una raffinatez-  mando  quale  anfitrione,  un  vero  e  proprio   una lettura avvolgente e fascinosa  attraver-
        za che è soprattutto coincisa con la scelta di   enfant du pays come Marco Aldegheri: vero-  so  la  degustazione  di  sette  Amaroni  e,  per



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